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In 1977, the United Nations declared 29 November to be the International Day of Solidarity with the Palestinian People. In doing so, the UN conflated solidarity with Palestinians with the date of the adoption of the UN Partition Plan for Palestine, a colonial resolution that contributed to creating the very reasons why Palestine solidarity is needed in the first place.
The UN Partition Plan, adopted 29 November 1947, aimed to give 56 percent of Mandatory Palestine to Zionist colonizers for a Jewish state, although they made up around 32 percent of the population of Palestine—following decades of illegal migration and implantation facilitated by the British Mandate—and owned 7 percent of the land of Palestine. Thereby, the UN, led by western colonial states, not only endorsed Zionist colonial aspirations in Palestine, but lent “Israel” international legitimacy even prior to its creation in 1948. The Partition Plan disregarded Palestinian self-determination and blatantly demanded that the Palestinian people capitulate to and approve of their own colonization. During the 1948 Nakba, Zionist militias, with the support of colonial states, executed the Partition Plan and beyond, colonizing 78 percent of Mandatory Palestine and forcibly displacing 65 percent of the Palestinian people.
The UN’s actions effectively set the stage for the years of Israeli impunity, global inaction and western colonial complicity that would follow to this day. After the signing of the Oslo Accords, partition morphed into the so-called two-state solution and the accompanying state-building paradigm, which only served to further legitimize and entrench Israeli colonial domination. Furthermore, the failure to properly address the root causes (colonization, apartheid and forced displacement and transfer) has led to the latest manifestation of Israeli colonialism: the genocide of Palestinians in the Gaza Strip. This genocide is not an aberration but the continuation of the ongoing Nakba. “Israel” is a colonial-apartheid regime that, by its very nature, requires the elimination of the Palestinian people to sustain itself, as well as ensuring that colonizers maintain privileges at the expense of the native population. The international community was passively and actively liable when Zionist militias carried out massacres and displaced over 750,000 Palestinians to create “Israel”, and remains complicit as “Israel” carries out its ongoing genocide, so far killing at least 43,391 and injuring more than 102,347 Palestinians.
Furthermore, as “Israel” passes two laws banning UNRWA—the only mandated and most capable organization providing aid and support in the Gaza Strip amid a genocide—the UN and states have only responded with weak statements of concern and condemnations. Colonial states, particularly the United States, have taken no steps to end their complicity or pressure “Israel” to stop its campaign against UNRWA. Instead, they persist in reaffirming their unconditional support for the Israeli colonial-apartheid regime. States’ failure to protect UNRWA not only contributes to “Israel’s” aim to liquidate the Palestinian refugee issue, but also violates their obligations to take every practical measure to protect the Agency, and ensure its ability to fulfill its mandate, as per UNGA Resolution 194, until Palestinian refugees return.
77 years since the signing of the Plan, our demands extend beyond a symbolic day of solidarity. Real solidarity requires addressing the root causes, supporting Palestinian resistance and liberation, and ensuring the right to return and to self-determination, in order to achieve the ultimate dismantlement of the Israeli colonial-apartheid regime.
Therefore, we call on the international community—states, international organizations, including the UN, as well as non-profits and the private sector—to take decisive, concrete actions to impose a ceasefire in Gaza and Lebanon, protect UNRWA and Palestinian refugee rights, and until the decolonization of Palestine. This includes recognizing “Israel” as a colonial-apartheid regime, providing support to the Palestinian liberation movement, and implementing the full spectrum of sanctions against “Israel”, i.e., economic, political, and military. Any other “solution” is insufficient and insulting to the Palestinian people and principles of justice.
Prendetevi la Giornata Internazionale della Solidarietà Simbolica e Ridateci la Nostra Terra e i Nostri Diritti: La Vera Solidarietà con la Palestina Richiede Azioni Concrete
Nel 1977, l’ONU ha dichiarato il 29 novembre come Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese. In questo modo, l’ONU ha associato la solidarietà con i palestinesi con la data dell’adozione del Piano di Partizione delle Nazioni Unite per la Palestina, una risoluzione coloniale che ha contribuito a creare le condizioni per cui è necessaria la solidarietà con la Palestina.
Il Piano di Partizione dell’ONU, adottato il 29 novembre 1947, msirava a concedere il 56% della Palestina mandataria ai coloni sionisti per la creazione di uno stato ebraico, nonostante questi rappresentassero circa il 32% della popolazione della Palestina – a seguito di decenni di migrazione illegale e insediamenti facilitati dal Mandato britannico – e possedessero il 7% delle terre palestinesi. In tal modo, l’ONU, guidata dagli stati coloniali occidentali, non solo sostenne le aspirazioni coloniali sioniste in Palestina, ma conferì a “Israele” una legittimità internazionale già prima della sua creazione nel 1948. Il Piano di Partizione ignorava l’autodeterminazione palestinese e pretendeva palesemente che il popolo palestinese si arrendesse e approvasse la propria colonizzazione. Durante la Nakba del 1948, le milizie sioniste, con il supporto degli stati coloniali, eseguirono il Piano di Partizione e oltre, colonizzando il 78% della Palestina mandataria e sfollando con la forza il 65% del popolo palestinese.
Le azioni dell’ONU posero le basi per anni di impunità israeliana, inazione globale e complicità coloniale occidentale, che perdurano fino a oggi. Dopo la firma degli Accordi di Oslo, la partizione si trasformò nella cosiddetta soluzione dei due stati e nel relativo paradigma di costruzione statale, che servì solo a legittimare e rafforzare il dominio coloniale israeliano. Inoltre, il fallimento nell’affrontare adeguatamente le cause profonde (colonizzazione, apartheid e trasferimento e sfollamento forzato) ha portato alla più recente manifestazione del colonialismo israeliano: il genocidio dei palestinesi nella Striscia di Gaza. Questo genocidio non è un’aberrazione, ma la continuazione della Nakba in corso. “Israele” è un regime coloniale di apartheid che, per sua stessa natura, richiede l’eliminazione del popolo palestinese per sostenersi, garantendo al contempo che i coloni mantengano privilegi a spese della popolazione nativa. La comunità internazionale è stata passivamente e attivamente colpevole quando le milizie sioniste compirono massacri e sfollarono oltre 750.000 palestinesi per creare “Israele” e rimane tutt’ora complice mentre “Israele” perpetua il suo genocidio, che finora ha provocato almeno 43.391 morti e oltre 102.347 feriti palestinesi.
Inoltre, mentre “Israele” approva due leggi per proibiscono all’UNRWA di operare– l’unica organizzazione con mandato e in grado di fornire aiuti e sostegno nella Striscia di Gaza in mezzo a un genocidio – l’ONU e gli stati hanno risposto solo con deboli dichiarazioni di preoccupazione e condanna. Gli stati coloniali, in particolare gli Stati Uniti, non hanno preso alcuna misura per porre fine alla loro complicità o per esercitare pressioni su “Israele” affinché fermi la sua campagna contro l’UNRWA, riaffermando così il loro continuo e incondizionato sostegno al regime coloniale di apartheid israeliano. Il fallimento degli stati nel proteggere l’UNRWA non solo contribuisce all’eliminazione della questione dei rifugiati palestinesi, ma viola anche i loro obblighi di adottare ogni misura pratica per proteggere l’Agenzia e garantire la sua capacità di adempiere al proprio mandato, come previsto dalla Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU, fino al ritorno dei rifugiati palestinesi.
A 77 anni dall’adozione del Piano, le nostre richieste vanno oltre una simbolica giornata di solidarietà. La vera solidarietà richiede di affrontare le cause profonde, sostenere la resistenza e la liberazione palestinese, e garantire il diritto al ritorno e all’autodeterminazione, al fine di smantellare definitivamente il regime coloniale di apartheid israeliano.
Pertanto, invitiamo la comunità internazionale – stati, organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU, nonché organizzazioni non-profit e il settore privato – a intraprendere azioni decisive e concrete per imporre un cessate il fuoco a Gaza e in Libano, proteggere l’UNRWA e i diritti dei rifugiati palestinesi, e lavorare per la decolonizzazione della Palestina. Ciò include riconoscere “Israele” come un regime coloniale di apartheid, fornire supporto ai movimenti di liberazione palestinesi e applicare l’intero spettro di sanzioni contro “Israele”, cioè economiche, politiche e militari. Qualsiasi altra “soluzione” è insufficiente e offensiva per il popolo Palestinese e per i principi di giustizia.
Reprenez votre journée symbolique de solidarité internationale et rendez nous nos terres et nos droits : La véritable solidarité avec la Palestine exige des actions concrètes
En 1977, les Nations Unies ont proclamé le 29 novembre comme Journée internationale de solidarité avec le peuple palestinien. Ce faisant, l'ONU a associé la solidarité avec les Palestiniens à la date de l'adoption du Plan de partage de la Palestine, une résolution coloniale qui a contribué à créer les raisons mêmes pour lesquelles la solidarité avec la Palestine est nécessaire en premier lieu.
Le Plan de partage de l’ONU, adopté le 29 novembre 1947, visait à attribuer 56 % de la Palestine mandataire aux colons sionistes pour la création d’un État juif, alors qu’ils représentaient seulement 32 % de la population de la Palestine — après des décennies de migrations et d’implantations illégales facilitées par le mandat britannique — et possédaient 7 % des terres palestiniennes. Ainsi, l’ONU, menée par des États coloniaux occidentaux, n’a pas seulement soutenu les ambitions coloniales sionistes en Palestine, mais a également conféré à «Israël» une légitimité internationale avant même sa création en 1948. Le Plan de partage a ignoré le droit à l'autodétermination du peuple palestinien et a explicitement exigé qu’il accepte et approuve sa propre colonisation. Lors de la Nakba de 1948, les milices sionistes, avec le soutien des États coloniaux, ont mis en œuvre le Plan de partage et au-delà, colonisant 78 % de la Palestine mandataire et déplaçant de force 65 % du peuple palestinien.
Les actions de l’ONU ont effectivement jeté les bases de décennies d’impunité israélienne, d’inaction mondiale et de complicité coloniale de l’Occident, qui se poursuivent encore aujourd’hui. Après la signature des Accords d’Oslo, le partage a évolué vers la soi-disant « solution » à deux États, accompagnée par le paradigme de construction de l’État, ce qui n’a fait que légitimer davantage et consolider la domination coloniale israélienne. De plus, l’incapacité à traiter correctement les causes profondes (colonisation, apartheid et déplacements forcés) a conduit à la dernière manifestation du colonialisme israélien : le génocide des Palestiniens dans la bande de Gaza. Ce génocide n’est pas une aberration, mais la continuation de la Nakba en cours. «Israël» est un régime colonial-apartheid qui, par sa nature même, nécessite l’élimination du peuple palestinien pour se maintenir, tout en veillant à ce que les colons conservent leurs privilèges au détriment de la population autochtone. La communauté internationale était passivement et activement responsable lorsque les milices sionistes ont perpétré des massacres et déplacé plus de 750 000 Palestiniens pour créer «Israël», et elle demeure complice alors que «Israël» poursuit son génocide en cours, ayant déjà tué au moins 43 391 Palestiniens et blessé plus de 102 347.
De plus, alors qu’ «Israël» adopte deux lois interdisant l’UNRWA — la seule organisation mandatée et la plus capable de fournir une aide et un soutien dans la bande de Gaza en plein génocide — l’ONU et les États n’ont réagi qu’à travers de faibles déclarations exprimant leurs préoccupations et leurs condamnations. Les États coloniaux, en particulier les États-Unis, n’ont pris aucune mesure pour mettre fin à leur complicité, ou pour faire pression sur «Israël» afin de stopper sa campagne contre l’UNRWA. Au lieu de cela, ils persistent à réaffirmer leur soutien inconditionnel au régime colonial-apartheid israélien. Le manquement des États à protéger l’UNRWA contribue non seulement à l’objectif d’«Israël» de liquider la question des réfugiés palestiniens, mais il constitue également une violation de leurs obligations de prendre toutes les mesures nécessaires pour protéger l’Agence et garantir sa capacité à exécuter son mandat, conformément à la résolution 194 de l’Assemblée générale des Nations Unies, jusqu’au retour des réfugiés palestiniens.
Soixante-dix-sept ans après l’adoption du Plan, nos revendications dépassent une simple journée symbolique de solidarité. La véritable solidarité exige de s’attaquer aux causes profondes, de soutenir la résistance et la libération palestiniennes, et de garantir le droit au retour et à l’autodétermination, afin de parvenir au démantèlement du régime colonial d’apartheid israélien.
Par conséquent, nous appelons la communauté internationale — États, organisations internationales, y compris l’ONU, ainsi que les ONG et le secteur privé — à prendre des mesures décisives et concrètes pour imposer un cessez-le-feu à Gaza et au Liban, protéger l’UNRWA et les droits des réfugiés palestiniens, et œuvrer à la décolonisation de la Palestine. Cela inclut la reconnaissance d’«Israël» en tant que régime colonial d’apartheid, le soutien au mouvement de libération palestinien, et la mise en œuvre d’un éventail complet de sanctions contre «Israël» qu’elles soient économiques, politiques ou militaires. Toute autre « solution » est insuffisante et une insulte pour le peuple palestinien et les principes de justice.
Quedaos vuestro día de la solidaridad simbólica y devolvednos nuestra tierra y nuestros derechos. La verdadera solidaridad con Palestina exige acciones concretas
En 1977, las Naciones Unidas declararon el 29 de noviembre como Día Internacional de Solidaridad con el Pueblo Palestino. Al hacerlo, la ONU confundió la solidaridad con los palestinos con la fecha de la adopción del Plan de Partición de la ONU para Palestina, una resolución colonial que contribuyó a crear las razones mismas por las que la solidaridad con Palestina es necesaria en primer lugar.
El Plan de Partición de la ONU, adoptado el 29 de noviembre de 1947, tenía como objetivo fundar un estado judío otorgando el 56% de la Palestina del Mandato a los colonizadores sionistas, quienes –tras décadas de migración ilegal e implantación facilitada por el Mandato Británico- constituían sólo un 32% de la población de Palestina y poseían el 7% de la tierra. De este modo, la ONU, liderada por los Estados coloniales occidentales, no sólo respaldó las aspiraciones coloniales sionistas en Palestina, sino que dio legitimidad internacional a "Israel" incluso antes de su creación en 1948. El Plan de Partición ignoró la libre determinación palestina y exigió descaradamente que el pueblo palestino capitulara ante su propia colonización. Durante la Nakba de 1948 y con el apoyo de esos estados coloniales, las milicias sionistas ejecutaron el Plan de Partición y fueron más allá, colonizando el 78% del Mandato de Palestina y desplazando por la fuerza al 65 por ciento del pueblo palestino.
Las acciones de la ONU prepararon el terreno para los años de impunidad israelí, inacción global y complicidad colonial occidental que seguirían hasta el día de hoy. Después de la firma de los Acuerdos de Oslo, la partición se transformó en la llamada “solución de dos Estados” y el paradigma de construcción del Estado que la acompañó sólo sirvió para legitimar y afianzar aún más la dominación colonial israelí. Además, el hecho de que no se hayan abordado adecuadamente las causas profundas del problema (la colonización, el apartheid y el desplazamiento y traslado forzados) ha dado lugar a la última manifestación del colonialismo israelí: el genocidio de los palestinos en la Franja de Gaza. Este genocidio no es una aberración sino la continuación de la Nakba en curso. "Israel" es un régimen colonial de apartheid que, por su propia naturaleza, necesita eliminar al pueblo palestino para sostenerse, así como garantizar que los colonizadores mantengan sus privilegios a expensas de la población nativa. La comunidad internacional fue responsable, por pasiva y por activa, cuando las milicias sionistas perpetraron masacres y desplazaron a más de 750.000 palestinos para crear "Israel". La comunidad internacional sigue siendo cómplice ahora que "Israel" ejecuta un genocidio matando a más de 43.391 palestinos e hiriendo a más de 102.347.
Además, mientras "Israel" aprueba dos leyes que prohíben la UNRWA –única organización con mandato y capacidad de proporcionar ayuda y apoyo en la Franja de Gaza en medio de un genocidio-, la ONU y la gran mayoría de Estados sólo han respondido con débiles declaraciones de preocupación y condena. Los estados coloniales, en particular los Estados Unidos, no han tomado medida alguna para poner fin a su complicidad o presionar a "Israel" para detenga su campaña contra la UNRWA. Muy al contrario, persisten en reafirmar su apoyo incondicional al régimen colonial de apartheid israelí. El hecho de que los Estados no protejan a la UNRWA no sólo contribuye al objetivo de "Israel" de liquidar la cuestión de los refugiados palestinos: también viola sus obligaciones de tomar todas las medidas prácticas para proteger a la Agencia y garantizar su capacidad para cumplir su mandato, según la Resolución 194 de la Asamblea General de las Naciones Unidas, hasta que los refugiados palestinos regresen a sus lugares de origen.
77 años después de la firma del Plan, nuestras reivindicaciones van más allá de una jornada simbólica de solidaridad. La verdadera solidaridad implica abordar las causas profundas, apoyar la resistencia y la liberación palestinas y garantizar el derecho al retorno y a la libre determinación para lograr el desmantelamiento definitivo del régimen colonial israelí de apartheid.
Por lo tanto, hacemos un llamamiento a la comunidad internacional –a los Estados, a las organizaciones internacionales, incluida la ONU, así como a las organizaciones sin ánimo de lucro y al sector privado- para que tomen medidas decisivas y concretas para imponer un alto el fuego en Gaza y el Líbano, proteger la UNRWA y los derechos de los refugiados palestinos, y mantener esas medidas hasta la descolonización de Palestina. Esto incluye el reconocimiento de "Israel" como régimen de apartheid colonial, el apoyo al movimiento de liberación palestino y la implementación de todo el espectro de sanciones contra "Israel": económicas, políticas y militares. Cualquier otra "solución" es insuficiente e insultante para el pueblo palestino y para los principios elementales de la justicia.
Nehmen Sie Ihren symbolischen internationalen Solidaritätstag und geben Sie uns unser Land und unsere Rechte zurück: Echte Solidarität mit Palästina erfordert konkrete Aktionen
Im Jahr 1977 erklärten die Vereinten Nationen den 29. November zum Internationalen Tag der Solidarität mit dem palästinensischen Volk. Mit diesem Schritt hat die UNO die Solidarität mit den Palästinensern mit dem Datum der Verabschiedung des UN-Teilungsplans für Palästina verknüpft, einer kolonialen Resolution, die dazu beigetragen hat, die Zustände zu schaffen, aufgrund derer die Solidarität mit den Palästinensern überhaupt erst notwendig wurde.
Der am 29. November 1947 verabschiedete UN-Teilungsplan sah vor, 56 Prozent des Mandatsgebiets Palästina den zionistischen Siedlern für einen jüdischen Staat zu überlassen, obwohl diese - nach jahrzehntelanger illegaler Einwanderung und Ansiedlung unter dem britischen Mandat - etwa 32 Prozent der Bevölkerung Palästinas ausmachten und 7 Prozent des Landes besaßen. Damit unterstützte die UNO unter der Führung der westlichen Kolonialstaaten nicht nur die zionistischen Kolonialbestrebungen in Palästina, sondern verlieh „Israel“ bereits vor seiner Gründung im Jahr 1948 internationale Legitimität. Der Teilungsplan missachtete das Selbstbestimmungsrecht der Palästinenser und verlangte unverhohlen, dass das palästinensische Volk vor seiner eigenen Kolonisierung kapitulieren und sie billigen sollte. Während der Nakba 1948 setzten zionistische Milizen mit Unterstützung der Kolonialstaaten den Teilungsplan und noch mehr um, indem sie 78 Prozent des Mandatsgebiets Palästina kolonisierten und 65 Prozent des palästinensischen Volkes gewaltsam vertrieben.
Das Vorgehen der UNO bereitete den Boden für die Jahre der israelischen Straflosigkeit, der weltweiten Untätigkeit und der kolonialen Komplizenschaft des Westens, die bis zum heutigen Tag andauert. Nach der Unterzeichnung der Osloer Abkommen wandelte sich die Teilung in die so genannte Zwei-Staaten-Lösung und das damit einhergehende Paradigma des Staatsaufbaus, das nur dazu diente, die israelische Kolonialherrschaft weiter zu legitimieren und zu festigen. Darüber hinaus hat das Versäumnis, die eigentlichen Ursachen (Kolonisierung, Apartheid und Zwangsumsiedlung) zu bekämpfen, zum jüngsten Erscheinungsform des israelischen Kolonialismus geführt: dem Völkermord an den Palästinensern im Gaza-Streifen. Dieser Völkermord ist keine Verirrung, sondern die Fortsetzung der andauernden Nakba. „Israel“ ist ein koloniales Apartheidregime, das seinem Wesen nach die Ausschaltung des palästinensischen Volkes erfordert, um sich selbst zu erhalten, und um sicherzustellen, dass die Kolonisatoren ihre Privilegien auf Kosten der einheimischen Bevölkerung aufrechterhalten. Die internationale Gemeinschaft hat passiv und aktiv mitgewirkt, als zionistische Milizen Massaker verübten und über 750.000 Palästinenser vertrieben, um „Israel“ zu gründen, und sie macht sich weiterhin mitschuldig, wenn „Israel“ seinen Völkermord fortsetzt, bei dem bisher mindestens 43.391 Palästinenser getötet und mehr als 102.347 verletzt wurden.
Darüber hinaus haben die Vereinten Nationen und die Staaten nur mit schwachen Erklärungen der Besorgnis und Verurteilungen reagiert, als „Israel“ zwei Gesetze zum Verbot des UNRWA verabschiedete, der einzigen mit einem Mandat ausgestatteten und der fähigsten Organisation, die im Gazastreifen inmitten des Völkermords Hilfe und Unterstützung leistet. Die Kolonialstaaten, insbesondere die USA, haben keine Schritte unternommen, um ihre Komplizenschaft zu beenden oder Druck auf „Israel“ auszuüben, damit es seine Kampagne gegen das UNRWA einstellt. Stattdessen bekräftigen sie weiterhin ihre bedingungslose Unterstützung für das israelische Kolonial- und Apartheidregime. Das Versäumnis der Staaten, das UNRWA zu schützen, trägt nicht nur zu „Israels“ Ziel bei, das palästinensische Flüchtlingsproblem zu beseitigen, sondern verstößt auch gegen ihre Verpflichtung, alle praktischen Maßnahmen zu ergreifen, um das Hilfswerk zu schützen und sicherzustellen, dass es seinen Auftrag gemäß der Resolution 194 der UN-Generalversammlung erfüllen kann, bis zur Rückkehr der palästinensischen Flüchtlinge.
77 Jahre nach der Unterzeichnung des Plans gehen unsere Forderungen über einen symbolischen Tag der Solidarität hinaus. Echte Solidarität setzt voraus, dass die eigentlichen Ursachen angegangen werden, dass der palästinensische Widerstand und die Befreiung unterstützt werden und dass das Recht auf Rückkehr und Selbstbestimmung gewährleistet wird, damit das israelische Kolonial- und Apartheidregime endgültig abgeschafft werden kann.
Daher rufen wir die internationale Gemeinschaft - Staaten, internationale Organisationen, einschließlich der UNO, sowie gemeinnützige Organisationen und den privaten Sektor - auf, entschlossene, konkrete Maßnahmen zu ergreifen, um einen Waffenstillstand in Gaza und im Libanon zu verhängen, das UNRWA und die Rechte der palästinensischen Flüchtlinge zu schützen und die Entkolonialisierung Palästinas zu erreichen. Dazu gehört die Anerkennung des Wesens „Israels“ als koloniales Apartheidregime, die Unterstützung der palästinensischen Befreiungsbewegung und die Umsetzung des gesamten Spektrums an Sanktionen gegen „Israel“, namentlich wirtschaftliche, politische und militärische. Jede andere „Lösung“ ist unzureichend und eine Beleidigung für das palästinensische Volk und die Grundsätze der Gerechtigkeit.